Una teoria sintetica dell’evoluzione
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Una teoria sintetica dell’evoluzione

L’essere nel divenire dell’evoluzione

L’evoluzione è un concetto utilizzato come paradigma interpretativo della biologia e dell’intero universo. Si può definire evoluzione di un organismo la sua “discendenza con modificazioni“. La visione “scientifica” della natura vede la materia in continua trasformazione e mutamento, laddove la visione della Creazione fissava gli elementi dall’inizio e li riteneva permanenti e immutabili. Tuttavia spesso non è chiaro cosa si intenda per evoluzione e le definizioni di evoluzione sono più di una. Pertanto, vedremo a breve l’importanza e la varietà delle terminologie e la possibilità di riallacciare tutto, evoluzione e creazione, in un discorso assai più ampio e completo.

Il concetto di evoluzione

Evoluzione nell'universo
I “Pilastri della Creazione” nella Nebulosa Aquila (M16), (NASA, ESA/Hubble – Hubble Heritage Team)

La parola evoluzione”, proprio perché molto nota, assume significati diversi sia a livello popolare che a livello scientifico. Con il termine evoluzione in biologia si intende il fatto che ogni specie animale e vegetale, unicellulare e pluricellulare, microscopica e macroscopica derivi per modificazioni successive da un unico capostipite originario. Gli esseri viventi ci appaiono molto diversi fra loro mediante l’osservazione ad occhio nudo. Tuttavia è stato chiaro fin dalla metà del XX secolo che la base biochimica della vita è unica e che pertanto ogni essere vivente contiene le stesse molecole e funziona in modo del tutto simile agli altri esseri viventi, nonostante le differenze fisiologiche e morfologiche.
Un pesce può sembrare molto diverso da un uomo, o un uccello può sembrare molto diverso da un rettile, ma se osserviamo in modo comparato i loro scheletri ci accorgiamo di elementi omologhi, ossia di elementi simili fra loro anche se non identici, con la stessa “forma” e “funzione”, che compaiono in tutta la catena che porta dai pesci all’uomo. Tali somiglianze e differenze sono oggetto di studi attraverso l’Anatomia comparata.
Osservando lo scheletro di un pesce possiamo distinguere un cranio e una colonna vertebrale. Per questo il pesce è un vertebrato. Ma sono vertebrati allo stesso modo del pesce anche gli anfibi, i rettili, gli uccelli e i mammiferi.

Le relazioni negli esseri viventi

Evoluzione pesci
I Placodermi sono una classe completamente estinta di vertebrati, rivestiti nella regione del cranio e del torace di un robusto carapace. Tra essi è forse possibile ascrivere i primi antenati dei pesci ossei.

I pesci primitivi, anche se si può discutere su quale sia stato il primo pesce vivente, sono formati da cranio e colonna vertebrale. Tra essi vi sono gruppi che d’ora in poi si denomineranno “taxa” che non presentano una bocca articolata da una mandibola, e per questo si definiscono “
AgnatiVertebrati privi di mandibola
Agnati”. A questo taxa appartengono le lamprede. Successivamente la classificazione colloca i Pesci con bocca, “
GnatostomiVertebrati caratterizzati dalla presenza di una bocca provvista di mandibole
”, che presentano appunto una mandibola articolata. L’emersione dall’acqua aggiunge un nuovo elemento ai precedenti, ossia i quattro arti che consentono la locomozione terrestre. Il primo esemplare o uno dei primi esemplari noti di questo tipo di esseri viventi è l’Ichthyostega, che si può considerare come il progenitore di tutti gli esseri viventi dotati di quattro arti e cinque dita. Il numero di dita inizialmente varia, ma si stabilizza in tutti i restanti “
TetrapodiVertebrati che presentano quattro arti.
” per usare un desueto termine, ossia in tutti gli esseri viventi dotati di quattro arti, e nonostante alcuni taxa possano perdere o modificare il loro sistema progettuale a un osservatore attento non sfugge il fatto che gli arti saranno formati da ossa omologhe, quali l’omero, l’ulna, il radio, il tarso, il metatarso e le falangi. Questo implica una relazione stretta tra questi esseri viventi e l’idea che il progetto costruttivo di un uomo è derivato da un progenitore comune simile a una grossa salamandra costituisce uno dei presupposti guida più utilizzati a scopo di classificazione e di anatomia comparata tra i diversi esseri viventi. Da questo punto di vista una classificazione evolutiva è una classificazione in grado di stabilire le relazioni esistenti tra i diversi organi, apparati, tessuti degli esseri viventi costruendo un sistema organizzato tale da evidenziare il processo di differenziazione secondo un criterio che va dagli organismi più somiglianti fra loro a quelli più dissimili. Ciò nonostante si può dire che le differenze tra esseri viventi sono spesso più evidenti in campo morfologico che fisiologico e nel momento in cui si considerano le reazioni biochimiche interne ad essi ci si stupisce per la loro “costanza”, “uguaglianza” e “uniformità”.
Le differenze comunque ci sono e costituiscono uno dei principali campi di indagine della biologia evoluzionista. Come si è formato un uccello a partire da un rettile, o come è nato il primo pesce a partire ad esempio da un mollusco o da una stella marina è oggetto di continue ricerche in ogni campo genetico e molecolare.

Cos’è l’evoluzione della specie?

Dinosauri evoluzione
Il percorso evolutivo dei teropodi, i dinosauri carnivori

Ma cosa intendiamo con la parola evoluzione? Con la parola evoluzione in estrema sintesi si intende una “discendenza con modificazioni”. La discendenza di un singolo individuo apparirà via via diversa dal progenitore a mano a mano che ci si allontana per numero di generazioni dal capostipite originario.
Questo è appunto ciò che si definisce “evoluzione della specie”.
È necessario puntualizzare che le modificazioni sono di vario tipo, di diversa origine e di diverso significato sia dal punto di vista biologico che da quello genetico ed evolutivo.
Nel caso compaia un nuovo tessuto, organo, sistema o apparato sarebbe più opportuno parlare di “macroevoluzione” da contrapporre al termine “microevoluzione” data da piccole modifiche all’interno degli stessi tessuti, organi, sistemi o apparati.
Cani, gatti, cavalli, galline, oche, vacche e conigli ad esempio esistono in forme diversissime tra loro, eppure benché noi possiamo notare le differenze di peso, grandezza, altezza, lunghezza del pelo o addirittura la sua quasi assenza non mancheremo di qualificare un cane sempre come tale e un cavallo sia che sia un pony o un purosangue arabo sempre come un “cavallo”.
Da questo punto di vista allora distinguiamo tra
  • Microevoluzione[1]: piccoli cambiamenti qualitativi o quantitativi. Ad esempio il colore rosso del pelo al posto del colore marrone del pelo, piccolo cambiamento qualitativo, l’altezza media al garrese di un purosangue arabo rispetto al Cavallo di Przewalski, piccolo cambiamento quantitativo.
  • Macroevoluzione[2]: grandi cambiamenti aggiuntivi. Ossia l’aggiunta o comparsa di nuove funzioni cellulari, dell’organizzazione pluricellulare rispetto a quella unicellulare, della comparsa di nuovi tessuti, organi, sistemi e apparati.

Bisogna anche puntualizzare un altro concetto, il concetto di “Involuzione”, molto più frequente di quanto non si pensi. Per “involuzione” si intende la perdita di organi, sistemi o apparati o di parti di essi, per esempio la riduzione ad un dito portante (lo zoccolo) nel cavallo, con le quattro dita rimanenti ridotte o atrofiche e praticamente non osservabili all’esterno, ma ancora riconoscibili nello scheletro come piccoli residui ossei.

Due punti di vista differenti

Come vedremo più avanti, un percorso evolutivo non si contrappone necessariamente al concetto di creazione. Occorre andare oltre alcuni assiomi che ostacolano una visione assai più ampia dell’origine della vita e del suo percorso nella storia della Terra

Il problema dell’origine della vita ha sempre interrogato l’uomo. Le ipotesi che si sono formate al riguardo si possono riassumere sinteticamente in due posizioni di fondo. La posizione dell’”Essere” come principio costitutivo e la posizione del “Divenire”, spesso pensate in contrapposizione fra loro.
Fin dall’antichità si è ragionato intorno all’origine del mondo e della vita. La questione storica e filosofica che sta alla base dei pensieri degli uomini di tutti i tempi rispetto alle cause che hanno portato alla formazione del mondo così come lo vediamo ora deve essere necessariamente affrontata nei prossimi capitoli, ma all’interno di essa, dal punto di vista scientifico possiamo distinguere due linee interpretative che tuttora si contrappongono fra loro.

Abiogenesi della vita da materia non vivente e animata

La vita si è originata per abiogenesi partendo da elementi naturali preesistenti, questa posizione sostenuta dagli evoluzionisti si definisce nella scienza come “abiogenesi”, ossia la vita si origina o si è originata dalla non vita
A questa ipotesi si contrappone la biogenesi, ossia l’ipotesi che la vita si origini solo dalla vita stessa, posizione sostenuta dalla biologia sperimentale e quindi, sorprendentemente dalla scienza, che viene messa in discussione dalla posizione precedente da parte degli stessi scienziati perlomeno per l’ipotesi che in un particolare momento e luogo la vita si sia potuta organizzare e formare a causa di particolari condizioni fisiche e chimiche della Terra primordiale.
Apparentemente è possibile stabilire una relazione tra l’abiogenesi e la generazione spontanea della vita e la biogenesi, ossia la posizione che nega la possibilità che la vita possa svilupparsi da qualcos’altro che non sia la vita stessa. Questa stessa contrapposizione può essere considerata intermedia tra l’Evoluzionismo” che implica l’”Abiogenesi” e il Creazionismo che implica la “Biogenesi”. In realtà l’equazione non è così semplice e l’ipotesi storica, ossia l’ipotesi dello sviluppo e della modificazione della vita nel tempo non può essere abbandonata nemmeno adottando come criterio interpretativo la teoria dell’Abiogenesi, al momento l’unica verificata sperimentalmente. L’oggetto di questo primo articolo è proprio questo, la formulazione dell’ipotesi che la vita sia nata e si sia modificata nel tempo come descritto dall’evoluzione, ma che non sia possibile trovare al momento attuale una dimostrazione scientifica del meccanismo attraverso il quale questo è avvenuto. Resta pertanto valida la prima legge della biologia, ipotizzata per la prima volta da Francesco Redi e confermata da tutti gli esperimenti successivi, ossia che la vita deriva esclusivamente dalla vita stessa e non nasce né si sviluppa dalla materia organica inanimata, e nello stesso tempo resta valida l’ipotesi evoluzionista che la vita si sviluppi e si modifichi nel tempo e che esiste ed è provata la continuità tra la materia inorganica, la materia organica e la biochimica degli esseri viventi in continuità genetica tra gli stessi, il che significa all’interno di una comune discendenza. Questo particolare aspetto dell’evoluzione si chiama “Filogenesi” e indica la derivazione di tutti gli esseri viventi da un organismo ancestrale comune, possibilmente un Archeobatterio, dal quale si sono originate tutte le forme viventi attualmente riscontrabili e quelle estinte durante le ere geologiche.

Creazione o Evoluzione?

teo-evoluzionsimo
La questione sul teo-evoluzionismo l’abbiamo già affrontata qui

Pertanto è necessario trovare una nuova formulazione interpretativa che non abbini necessariamente l’Abiogenesi all’Evoluzionismo e la Biogenesi al Creazionismo. Resta il fatto che gli attuali meccanismi ipotizzati per spiegare le modalità attraverso le quali un organismo si “modifichi” in un altro organismo diverso dal precedente e quindi acquisisca ali od occhi non sembrano trovare alcuna verifica sperimentale che sia in grado di dimostrare il meccanismo della diversificazione dei viventi, anche se essa è un fatto storico documentabile, evidenziato dai fossili e dai rilievi geologici e paleontologici. La vita ha una storia e questa storia non può essere disconosciuta, così come è evidente che tutti gli esseri viventi formano un unico, sia pure complesso, quadro all’interno del quale è possibile individuare tra loro un collegamento basato sulla biochimica e sulla genetica.
Dunque occorre riformulare l’ipotesi di partenza senza contrapposizioni nette e senza identificare l’abiogenesi con il creazionismo e la biogenesi con l’evoluzionismo.

Biofilogenesi

uova mosca, evoluzione
La foto di un uovo di Drosophyla sp. (Mosca dell’aceto), deposto su una mela in marcescenza. Le uova della Drosophyla smentiscono l’ipotesi dell’abiogenesi delle mosche da materiale organico in putrefazione

Con biofilogenesi si intende l’origine e la diversificazione della vita per discendenza con modificazioni della vita stessa attraverso inserzioni, sostituzioni, delezioni di elementi strutturali e biochimici.
La posizione della filogenesi è sostenuta in particolare dagli evoluzionisti ed è invece negata dai creazionisti, anche se esistono posizioni intermedie all’interno di varie correnti di pensiero che si possono sintetizzare all’interno di una visione che vede la vita come un “progetto intelligente”. In questa ipotesi è possibile sia affermare che la vita derivi necessariamente dalla vita, sia che la vita si sia modificata nel tempo dando origine a tutti gli esseri viventi a partire da un ancestrale comune. Da questo punto di vista, pur ribadendo che non sono noti i meccanismi attraverso i quali questo è avvenuto, pare altresì evidente che gli esseri viventi siano tutti “figli della stessa madre”, ossia che si siano originati a partire da un unico essere vivente, il capostipite di tutti gli esseri viventi.
Si sottolinea che la terza ipotesi non contempla una contrapposizione tra biogenesi e abiogenesi, ma è piuttosto una sintesi tra le contrapposizioni precedenti e che essa utilizza il comune termine scientifico evolutivo Filogenesi accompagnato dal termine Biogenesi, dando ad entrambi i termini un significato parzialmente diverso da quanto comunemente concepito. Filosoficamente si potrebbe pensare la filogenesi biogenica come il principio di sintesi dato da Hegel, ossia come il superamento della contrapposizione tra la tesi dell’abiogenesi e l’antitesi della biogenesi, includendo elementi dell’una e dell’altra in una nuova sintesi interpretativa che non li contraddice e non li contrappone, ma li include entrambi in base però, e questo è opportuno chiarirlo, unicamente alle “evidenze scientifiche e sperimentali”. Esse sole possono escludere o accettare le ipotesi formulate in modo indipendente da più autori nel tempo, senza concedere nulla a posizioni filosofiche preconcette.
La parola pertanto va unicamente e di volta in volta data alla verifica sperimentale, indipendentemente dalle apparenti conseguenze filosofiche che esse implicano, anzi del tutto “noncuranti” di esse.
Ciò che si deve stabilire non è chi ha ragione o chi ha torto, ma al contrario il come, prima ancora di chiedersi il perché, funziona il meccanismo vitale e di quali proprietà esso è dotato. L’esperimento di Maxwell per misurare la velocità della luce e la sua “invariabilità” è quanto mai utile per comprendere questo metodo. Lo scienziato in generale dovrebbe, proprio per l’intima natura della scienza, disinteressarsi completamente delle conseguenze filosofiche, apparenti o meno che siano, date dalle evidenze dei fatti sperimentali e delle loro corrette interpretazioni. La verifica sperimentale non risente dei nostri pregiudizi solo nella misura in cui ci è possibile, e questo è molto difficile, togliere ogni vincolo alla nostra visione del mondo, qualunque essa sia. Conforta sapere che nel cammino scientifico il suo linguaggio e il suo metodo hanno sempre portato a risultati di volta in volta coerenti, riproducibili, fonte a loro volta di nuove conoscenze e domande a cui dare risposte con nuovi esperimenti. La scienza ha un pregio che nessun’altra forma di pensiero garantisce all’uomo, quella di trovare al suo interno una propria giustificazione, un linguaggio matematico e sperimentale che si esprime in fisica, chimica, biochimica e biologia, diventando in questo modo una garanzia della sua validità, indipendentemente dal fatto che sia in accordo o, ancor meglio, in disaccordo, con le nostre peregrinazioni intellettuali.

Conclusione

L’evoluzione è la discendenza di tutti gli esseri viventi da un unico organismo originario che si è via via modificato nel tempo, dando origine a tutti gli altri organismi viventi. Si rilevano le seguenti Tesi (ipotesi) sulle modalità di origine e di diversificazione degli esseri viventi:
  • Tesi di partenza: Abiogenesi evoluzionista: origine della vita da materia inorganica inanimata pre-esistente attraverso cambiamenti graduali additivi. Meccanismo evolutivo neo-darwinista. Gli esseri viventi sono in relazione continua tra loro e derivano gli uni dagli altri.
  • Antitesi: Biogenesi: l’origine della vita dalla vita stessa senza possibilità di modificazioni macroevolutive nel tempo. In particolare non sono verificabili condizioni biochimiche nelle quali la vita possa generarsi da sola a partire da elementi chimici pre-esistenti. La macroevoluzione, comparsa di cellule, tessuti, organi, apparati, sistemi non procede per “variazione e selezione naturale”.
  • Sintesi: Biofilogenesi: origine della vita dalla vita stessa con successive modificazioni, aggiunte e comparse di nuovi elementi, attraverso cambiamenti discreti, integrati e non additivi: inserzioni, sostituzioni di nuovi elementi, delezione di elementi pregressi. La comparsa di nuovi organi e funzioni è un dato di fatto. Non ci sono al momento meccanismi in grado di spiegare e riprodurre il fenomeno.
25 Aprile 2020

About Author

Daniele Marini Sono laureato in scienze agrarie e insegnante di biologia in una scuola superiore. In passato mi sono dedicato alla raccolta e alla conservazione del germoplasma locale e ancora oggi mi dedico alla salvaguardia della biodiversità agricola della mia regione nel tempo libero. Fin dall'infanzia mi ha interessato il tema dell’origine della vita e delle specie nel nostro pianeta e nell’Universo. Don Guido ha messo insieme tanti pezzi sparsi dei miei studi, che a volte entravano in conflitto tra loro. Ritengo che la bellezza e la libertà della scienza e del metodo scientifico ci hanno portato a scoprire l’immensa complessità della vita e questo mi ha portato a pensare che il caso non possa essere l’artefice degli organismi viventi e nemmeno dell’organizzazione della materia presente nell’Universo. Studiando la biologia e la biochimica mi sono spesso sorpreso a pensare che la realtà e la complessità supera di gran lunga la nostra capacità di immaginazione ed è sostanzialmente infinita. Per questo stesso motivo non ritengo che la mitologia antica possa essere presa come il prodotto di un fervido pensiero degli uomini antichi, che al contrario ritengo dotati di grande intelletto e di conoscenze che si sono perdute nel tempo. Leggere Don Guido è stato come fare la pace tra le due anime che mi hanno sempre sospinto, l’amore per la scienza e il pensiero che ciò che abbiamo davanti ai nostri occhi sia il frutto di un Creatore senziente. Nonostante ciò che rimane nell'ambito della sfera delle idee e delle opinioni personali ritengo la libertà di ricerca e l'autonomia del sapere scientifico imprescindibili per lo sviluppo della conoscenza e dell'umanità. Tuttavia se la scienza porta con sé la tecnica e quindi porta al fare, il fare senza pensare porta l'umanità verso la sua autodistruzione. Solo la riflessione sulle conseguenze dei nostri atti ci dà gli strumenti per ponderare le nostre scelte e per utilizzare le nostre conoscenze a "misura" d'uomo.


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