La Genesi e la preghiera
Capita di sentir dire che Dio, se è Padre Onnisciente, Onnipotente e Misericordioso, non dovrebbe aspettare da noi la richiesta di aiuto per venire in nostro soccorso perché come ogni buon padre di famiglia dovrebbe prevenire i nostri bisogni e proteggerci proprio da quei mali che noi non siamo in grado di evitare. Le disgrazie della vita sarebbero frutto della Sua poca premura, perciò ne è responsabile. In realtà questo modo di pensare, all’apparenza lineare ed innocuo, è la tentazione più pericolosa e più subdola che l’uomo possa provare e non risparmia né Cristiani, né Ebrei, né Mussulmani perché ci fa apparire deboli ed indifesi di fronte ad un Dio indifferente e finisce per insinuare nel credente tendenziosi dubbi sull’autentica Bontà e Giustizia di Dio. E, diceva Don Guido:
Da questo presupposto errato nasce la vera contestazione, quella che per motivi diversi ha fatto cadere anche Adamo. Noi non ci accorgiamo che pensando così ci creiamo un alibi per giustificare il nostro desiderio di autoaffermazione e di sottrazione alla sua autorità. Questa è superbia. Fino a questa rivelazione poteva essere comprensibile cadere in questa tentazione perché non si poteva capire appieno la grande Misericordia di Dio e il suo smisurato affetto per l’umanità. Ma dopo questa rivelazione possiamo partire da una conoscenza molto più realistica e profonda dei sentimenti di Dio e delle motivazioni del Suo comportamento che solo apparentemente può sembrare indifferenza. Il punto di partenza per un ragionamento corretto sta nella consapevolezza che l’

Ma anche dopo la Redenzione con la nostra adozione a figli, Dio sembra talvolta rimanere solo spettatore. Non si vede ancora la Carità che ci potremmo aspettare almeno da parte Sua, Carità che dovrebbe andare oltre il rapporto filiale e prevenire tutti i mali di un figlio. Così pensa l’uomo. Neanche con la Redenzione infatti capiamo tutta la bontà di Dio perché, si obbietta, ci aspetteremmo almeno ora un rapporto di protezione da Padre a figlio. E invece spesso questo non succede. Perché?
Rispetto a Dio, i figli degli uomini non hanno diritti

Perché il figlio adottivo non può dimenticare che ancora niente gli è dovuto per diritto, ma tutto ha avuto e ha ‘per donazione’ con un atto unilaterale di liberalità da parte di Dio. È adottivo, non legittimo! La differenza è sostanziale. Ma non per questo Dio ci punisce quando sbagliamo. Non dimentichiamo che Egli non ci castigò nemmeno quando abbiamo messo a morte Suo Figlio legittimo. Ma l’uomo, a differenza degli animali, è in grado di riconoscere le liberalità di Dio e qui deve nascere il valore della riconoscenza. Tuttavia riconoscere che Dio ci ha dato tutto gratuitamente e ringraziarLo non è ancora sufficiente per Dio. Non perché pensi a Sé, ma perché pensa a noi. Infatti chi agisce per vero amore non pretende nulla in cambio, neanche la riconoscenza. Tantomeno Dio che è Amore perfetto. Dio è Dio e non ha alcun bisogno della nostra riconoscenza per essere soddisfatto: Dio vuole la nostra felicità. E perché noi siamo felici, vero motivo per cui ci ha redenti, è necessario che entriamo in un rapporto di amore con Lui. E per poterlo amare non è sufficiente che conosciamo tutto ciò che ha fatto per noi e che proviamo riconoscenza: deve instaurarsi un dialogo ed un rapporto di fiducia. E la fiducia si esprime attraverso la preghiera.
A cosa serve la preghiera?
La preghiera serve proprio a sviluppare questo rapporto per gradi, iniziando col dare all’uomo la giusta dimensione della sua nullità: da qui l’umiltà. Da questa conoscenza nasce la consapevolezza che tutto ci è stato donato gratuitamente per amore, e da questa consapevolezza nasce la riconoscenza. La riconoscenza porta alla preghiera di ringraziamento e di lode. Dopo tutti questi passaggi, l’anima del redento è pronta a sperimentare l’amore di Dio. Non parlo di conoscere, ma di ‘sperimentare’ che è un sentimento di gioia immensa quando si ha prova che Dio ha attenzione per noi come persona non generica ma ben identificata, con nome e cognome. Decifrare un fatto che per un altro può essere anche un qualcosa di generico e di insignificante, ma che ‘per me’ in quel preciso momento è un segno che Dio si sta interessando al ‘mio caso’ personale perché questo segno era imprevedibile e decisamente opportuno, può essere determinante a cambiare radicalmente il mio modo di sentire, sia nei riguardi di Dio, sia, di conseguenza, nel modo di pormi di fronte alla vita. È lo sperimentare d’essere oggetto d’amore. Non c’è gioia più grande se questo oggetto siamo noi da parte di Dio. L’uomo non può provare amore se non sperimenta ad essere oggetto d’amore. Un bambino che non riceve amore da chi lo accudisce cresce con un cuore arido e da adulto non sarà capace di amare. E a sua volta l’amore si sviluppa donando amore. Più se ne dà e più se ne prova. E come un fuoco d’artificio che si moltiplica in ragione geometrica partendo da una sola scintilla. Così l’anima di chi prega, anche in modo non perfetto, affina sempre più l’esigenza di ricevere amore e di ricambiare amore. Se poi al cuore si aggiunge la mente, ossia l’elemento razionale che dà la motivazione alla preghiera, la preghiera aumenta la sua forza in maniera esponenziale e diventa perfetta. Dio vuole che nella preghiera il cuore e la mente battano all’unisono.Cosa chiedere nella preghiera
Perché la mente sia impegnata nella preghiera in modo corretto e fruttuoso, dobbiamo spendere due parole sull’oggetto della preghiera. Dice il Vangelo che Dio sa di cosa abbiamo bisogno senza che noi lo chiediamo. Questo ci deve bastare per tranquillizzarci che Dio non è assente dalla nostra vita e che se non previene i nostri desideri o non ci evita la sofferenza avrà senz’altro un motivo di amore: Dio non è impassibile di fronte al nostro dolore e se non ce lo risparmia avrà i Suoi buoni motivi che già abbiamo imparato a conoscere nei paragrafi precedenti quando abbiamo esaminato le ragioni della sofferenza. Senza dubbio avrà una finalità molto alta. Dio tutto vede e tutto sa. Impariamo dunque a fidarci di Lui. Allora l’oggetto della preghiera, dopo la preghiera di ringraziamento e di lode, deve focalizzarsi su qualcosa di più elevato delle contingenze pratiche e che sia allo stesso tempo concreto. Questo qualcosa altro non è se non chiedere che l’amore di Dio sia conosciuto da tutti gli uomini della Terra e che tutti sperimentino la felicità di camminare in sintonia con Dio. In pratica Dio vuole che chiediamo i doni dello Spirito Santo i quali, promessa Sua, se richiesti non sono mai negati. Allora ci potremmo chiedere:Perché Dio non ce li dà spontaneamente se sono cosa buona e se Lui stesso desidera donarceli? ~ Un qualsiasi cristianoL’unica risposta plausibile è che Egli vuole che tutte le Sue liberalità passino attraverso la preghiera, perché in questo modo rende l’uomo artefice della sua crescita e della sua formazione.
E questo perché?Perché già una volta Dio aveva donato tutto all’Uomo gratuitamente e, come sappiamo, questi aveva dissipato poi i Suoi doni. Ora Dio vuole che l’uomo sia consapevole che con la preghiera, con la quale chiede l’intervento della forza di Dio, può muovere perfino le montagne, espressione biblica che significa i cuori duri e pesanti come le montagne, e che allo stesso modo deve unirsi a Dio se vuole conquistare la sua felicità anche qui sulla Terra. Torniamo ancora alla famosa frase della Genesi che Dio pronunciò a completamento della creazione: ‘Facciamo l’Uomo’ (Genesi 1, 26). Si noti come la Genesi ripeta ad ogni creazione ‘e Dio disse…’. Era inutile che proferisse un ordine perché non c’era nessuno che lo stesse a sentire. Eppure quest’espressione diventa quasi un ritornello. L’Autore avrebbe potuto scrivere: ‘e Dio pensò’, perché in realtà è con il solo Pensiero creativo e volitivo che Dio crea. Il motivo è che questo verbo ‘disse’ ha un valore educativo per noi perché ci insegna ad usare il solo segno che ci distingue dagli animali: ‘la parola’. (Vedi:
Matteo 18:18
Io vi dico in verità che tutte le cose che legherete sulla terra, saranno legate nel cielo; e tutte le cose che scioglierete sulla terra, saranno sciolte nel cielo.
Per raggiungere questo scopo l’uomo deve continuare ad usare la parola e unirsi a Dio. Deve perciò imparare a dipendere da Dio e il modo più naturale di farlo è appunto attraverso la preghiera. L’oggetto della preghiera, dopo logicamente la preghiera di ringraziamento e di lode, deve concentrarsi nel chiedere l’aiuto per fare la Sua Volontà che inizia col compiere il ‘salto di natura’ anzitutto per se stesso, poi per quelli che lo circondano e via, via a raggi concentrici per tutta l’umanità. Il bene, come il male, si propaga come le onde provocate dal lancio d’un sasso nell’acqua. E poiché non ci può essere vera felicità se anche gli altri non sono felici, ecco che alla base della nostra felicità ci deve essere la felicità altrui perché ci sia la pace. E perché ci sia la pace ci deve essere giustizia. Senza Dio l’uomo non potrà mai raggiungere né giustizia, né pace perché sono entrambe figlie dell’Amore e solo Dio è Amore. Le ideologie umane, sia politiche che economiche e sociali, sono tutte utopie che lasciano il tempo che trovano. Perché ‘Homo hmini lupus’, diceva Hume.
Come imparare a pregare

La preghiera è una scuola d’amore e s’impara praticandola. Non basta provare amore: bisogna saperlo esprimere. Qualcuno dal carattere più riservato è inibito a dire a Dio frasi d’amore. Sono generalmente quelle persone che non osano dirle neanche ad un familiare benché provino sincero affetto. Temono il ridicolo, ma temono ancor più di manifestare a se stesse di provare dei sentimenti che la società può considerare debolezza. Imparare a proferire espressioni d’amore può essere molto difficile per queste persone. Il canto comunitario di lode, specie se melodioso e coinvolgente, può aiutare a vincere questo senso di pudore. Poi, piano piano queste espressioni vengono timidamente ripetute nella preghiera silenziosa e il ghiaccio comincia a sciogliersi. La gioia che deriva dalla preghiera estemporanea non ha uguali perché la controparte, cioè Dio o Gesù o Maria, amplifica a dismisura quelle flebili onde e le rimanda con vibrazioni che coinvolgono totalmente l’anima. Non è cosa rara vedere persone che, sebbene nelle grandi prove della vita non piangano mai, versano lacrime di commozione e di gioia nella preghiera. Sono sentimenti questi che ciascuno può provare.
La Madonna insegna che ‘il gusto della preghiera’ viene pregando. Solo sperimentando la preghiera si impara a pregare, come sperimentando s’impara a nuotare o ad andare in bicicletta. I manuali servono solo ad imparare la tecnica, ma nel momento in cui ci stacchiamo e andiamo soli dobbiamo andare con i nostri impulsi e le nostre reazioni. Allora un Salmo o una preghiera spontanea diventa un dialogo diretto in cui non c’è solo un monologo da parte nostra, ma c’è in quelle righe o in quelle parole una risposta, un’intesa personalissima. Tutta la vita diventa allora preghiera perché tutto diventa un linguaggio tacito di Dio. Ciò che ci accade non è più dovuto al caso, ma è l’opportunità che Dio ci sta dando per testimoniare il nostro amore per Lui e per il prossimo; ciò che gli altri ci fanno o dicono è un’altra occasione per evidenziare la loro presenza nella nostra vita sia per il bene nostro, sia per il bene loro finalizzato tutto alla Gloria di Dio. Non è facile, anzi è difficilissimo. E’ già buona cosa provarci. E se ‘la Gloria di Dio è l’uomo che vive (spiritualmente)’, come diceva S. Ireneo, Dio sarà glorificato quando tutta l’umanità vivrà spiritualmente nel Suo Cuore.
Il ruolo di Maria nella preghiera

Maria è Colei che ha fatto della preghiera la sua ragione di vita. Fin dall’infanzia Maria ha sperimentato la gioia della preghiera e la forza della preghiera. Il suo ‘sì’ a Dio ha concretizzato la sua volontà a servizio della Volontà di Dio. Da questa scelta di vita è derivata tutta la sua ‘gioia’ intima di sentirsi in perfetta comunione con Dio e la ‘forza’ di sopportare tutte le atrocità perpetrate sul Figlio, con dolore sì, ma con la pace nel cuore. Mai in Maria un ragionevole dubbio che tutto ciò che vedeva o sopportava fosse non permesso da Dio. Se Dio permetteva che un innocente fosse sacrificato, sicuramente aveva una eccelsa finalità di bene. E mai Maria si lasciò sfuggire frasi come quella di Pietro (
Marco 8:32-33
32 Diceva queste cose apertamente. Pietro lo prese da parte e cominciò a rimproverarlo. 33 Ma Gesù si voltò e, guardando i suoi discepoli, rimproverò Pietro dicendo: «Vattene via da me, Satana! Tu non hai il senso delle cose di Dio, ma delle cose degli uomini».
Maria aveva assunto in toto l’Amore di Dio anche nel suo modo di pensare e di essere. Ciò che rendeva forte il suo Spirito era la fiducia assoluta in Dio, al di là di ogni sentimento per il Figlio o ragionamento umano. Maria fu presente sotto la Croce senza piangere su se stessa o sulla sorte del Figlio, ma soffrendo in comunione perfetta col Figlio che aveva la missione di redimere l’umanità, dandogli coraggio e comunicandogli la sua pace interiore. La sua sofferenza atroce veniva così elaborata e digerita attraverso l’amore che la preghiera di sempre, goccia su goccia, aveva accumulato formando un mare. Maria fu Colei che seppe raccogliere attorno a sé i discepoli fuggiti e disorientati dal dolore durante la tragedia. Non rimproverò nessuno di loro, né si ritirò da alcuno. Li rinfrancò rimettendoli in piedi dalla loro crisi di rimorso e di indegnità. Fu Madre per i discepoli e come Madre accolse sempre i suoi figli, come Dio accoglie sempre un qualunque figliol prodigo (
Luca 18:15-20
Gesù benedice i bambini
=(Mt 19:13-15; Mr 10:13-16) Mt 18:1-4
15 Portavano a Gesù anche i bambini, perché li toccasse; ma i discepoli, vedendo, li sgridavano. 16 Allora Gesù li chiamò a sé e disse: «Lasciate che i bambini vengano a me, e non glielo vietate, perché il regno di Dio è per chi assomiglia a loro. 17 In verità vi dico: chiunque non accoglierà il regno di Dio come un bambino, non vi entrerà affatto».
Il giovane ricco
=(Mt 19:16-30; Mr 10:17-31) Mt 5:29-30; Lu 10:25-37
18 Uno dei capi lo interrogò, dicendo: «Maestro buono, che devo fare per ereditare la vita eterna?» 19 Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, tranne uno solo, cioè Dio. 20 Tu conosci i comandamenti: Non commettere adulterio; non uccidere; non rubare; non dir falsa testimonianza; onora tuo padre e tua madre».
E come dopo la morte di Gesù assolse i discepoli e pregò per loro che erano stati vittime della loro debolezza, così Maria prega per noi costantemente perché noi non ci perdiamo. Dunque Maria è la nostra Avvocata in Cielo. E’ colei che propone la nostra causa spirituale. Un avvocato agisce su mandato del cliente che lo ha scelto per difendere i suoi diritti. Ecco dunque che la nostra preghiera a Maria diventa un mandato a difendere i nostri interessi. Potremmo anche difenderli personalmente pregando direttamente Dio. Perché, ricordiamolo, Dio vuole che tutte le grazie passino attraverso la preghiera per rendere l’uomo partecipe della sua formazione. Ma tutti sanno che un avvocato è in grado di assistere un cliente assai meglio di quanto non lo possa fare da solo. Ecco dunque il ruolo di Maria che, essendo già nostra Madre e che perciò ci accetta come siamo con i nostri limiti perché ci ama infinitamente, diventa il nostro avvocato perfetto: nella sua perfezione Ella filtra la nostra preghiera da tutte le impurità, ossia dalle richieste non utili per noi, e la amplifica con il Suo Spirito. Così questa preghiera, che a questo punto non è più nostra ma di Maria, agli occhi di Dio diventa irresistibile. Perciò, accanto alla nostra preghiera di ringraziamento e di lode a Dio, è cosa buona se affianchiamo la nostra preghiera diretta a Maria perché Maria, oltre a darle potenza, ci insegna come pregare. E a questo proposito Maria insiste sull’immensa efficacia del Rosario.
Il Santo Rosario

Il Rosario può sembrare banale all’uomo dotto per la sua ripetitività. Ma è proprio questa qualità che allarga il cuore ed abbassa la mente superba. Un impulso d’amore ripetuto 50 volte diventa un impulso 50 volte più potente. Se poi viene moltiplicato per i partecipanti diventa un’onda d’urto estremamente potente. Il Rosario è la sintesi del processo redentivo che, attraverso i misteri, pone la nostra attenzione sui passi più significativi della vita di Gesù. E, accanto ai Misteri, si snoda la lunga teoria di Ave Marie che terminano ripetendo la frase ‘prega per noi peccatori’. Se alla recita del Rosario uniamo la consacrazione al suo Cuore Immacolato, cioè la piena disponibilità di noi stessi, c’è veramente certezza di salvezza perché diveniamo sua proprietà che Lei offre a Dio e che difende da ogni deviazione della fede. Disse Maria in un messaggio del 2 febbraio del 1989: ‘Correte il grande pericolo di cadere nella seduzione che il mio Avversario vi tende per allontanarvi da Gesù e da Me. Tutti possono cadere nel suo inganno. Vi cadono i Sacerdoti ed anche i Vescovi, vi cadono i semplici ed anche i dotti, vi cadono i discepoli ed anche i maestri: non vi cadono mai coloro che si consacrano al mio Cuore Immacolato e si lasciano portare fra le mie braccia materne’. E il 31 dicembre del 1988 disse:

Conclusione
La Genesi Biblica riconferma la lode per un Dio che ci ama anche se, inizialmente, non siamo Figli di Dio; un Dio che ci vuole come Suoi Figli (Pater noster), che ci dona Sua Madre (Ave Maria) e che ci chiede di corrisponderlo (Glória), ma che per amor Suo ci chiede anche di pregare per l’umanità ancora lontana (Come posso avere i sentimenti di Gesù?I sentimenti possono essere empatia: conoscere l’altro. Per questo la preghiera è aprirsi a Dio: leggere la parola, ripeterla, meditare e scoprire i propri sentimenti per Lui, che ci chiede:
Chi sono io per te?La risposta prevede la seguente equazione: Interrogazione + ripetizione. Non siamo scimmie. Non dobbiamo scimmiottare, ma corrispondere.
Di conseguenza la preghiera, se pur “ripetitiva”, non è mai un atto sterile. I protestanti, che aberrano le preghiere cattoliche come il Rosario, esigono dalla spiritualità un sentimentalismo spaventoso! Un dover essere proiettati in un continuo provare “forti emozioni”.
Quando, dopo una esperienza duratura, facciamo nostri i sentimenti di Dio, siamo guariti nel profondo della nostra anima. E scopriamo che ciò che più desideriamo, cioè i veri desideri che Dio Padre ha posto nella nostra anima, sono ciò che davvero ci portano a Lui. Questa è la preghiera, ossia relazione tra Dio e noi. E cambiare in una relazione, dove l’Altro ci fa scoprire noi stessi. La preghiera, semplificando molto, altro non è che ristabilire il dialogo che i Figli di Dio avevano fin dal principio con il Genitore Divino. Noi tutti, vittime del peccato originale, siamo feriti e queste ferite ci rendono difficile il dialogo con Dio, ancora difficile il discernimento, oltre che ancora più difficile fare la Sua volontà nella nostra vita. Pertanto la preghiera è chiedere aiuto a Dio Padre, mentre i Sacramenti ci conferiscono i doni necessari per poter vivere da Figli di Dio, in una trasformazione spirituale che è finalizzata a quella della carne. Infatti, in attesa della più grande delle promesse di Dio: la redenzione del nostro corpo.
Rerza Giacobbi è, con assoluta certezza, la donna scelta da Dio per portare avanti l’immenso lavoro fatto da Don Guido nell’accogliere la Rivelazione avuta da Gesù Cristo sul Peccato Originale!!
Basta analizzare il suo nome (Renza= alloro, Gloria) e cognome (Giacobbi=Israele)!
Due donne si sono mostrate a Don Guido: la prima donna creata da Dio attraverso il seme del primo uomo, moglie leggittima benedetta dal Padre, dalla quale discesero i figli di Dio, per assicurare la Discendenza Divina: GESU’ CRISTO!
La seconda donna, MARIA S.S., attraverso la quale abbiamo avuto Gesù sulla terra (Dio con noi)!
La terza donna è proprio lei, la dolcissima Renza, l’unica ad aver creduto alle Rivelazioni date dal Signore a Don Guido, affinchè i figli di Dio, conoscessero la vera origine dell’uomo e l’infinita bontà del loro Padre Celeste e Lo glorificassero in eterno, perchè Dio è Eterno e attraverso Gesù Cristo ci ha ridato la nostra immortalità!!
Guarda Elvira faccio leggere il tuo post a Renza, perché credo che ne sarà profondamente lusingata. 🙂 Comunque sia, condivido il tuo pensiero in toto. Renza ha il carisma di continuare il lavoro di don Guido.