L’origine dei quattro stili letterari della Bibbia
Tenendo in considerazione quanto già scritto in “Se la Genesi mosaica non fosse un mito” e “Come fu tramandata la Genesi“, ci prepariamo ad affrontare i cosiddetti “generi” o “stili” letterari della Bibbia.Quando Dio rivelò a Mosè le origini dell’universo e la creazione dell’Uomo, il popolo ebraico non aveva ancora una scrittura propria. Dobbiamo scendere a poco prima del tempo dei Re, intorno al 1000 a.C., per trovare le tracce del primo documento scritto in ebraico: poche righe che riguardano l’episodio di Debora nel Libro dei Giudici. Questo significa che fra i due eventi, la rivelazione data a Mosè, stimata secondo la tradizione intorno al 1250 a.C., e molto prima se la si data nella tarda era del bronzo, come sostengono gli archeologi più recenti giunti a questa conclusione dai reperti trovati sul Sinai, e la sua stesura al tempo di re Salomone, intorno al 950 a.C., sono trascorsi dei secoli: tempo che in entrambi i casi sfida qualunque tradizione orale per la mole complessiva dei cinque Libri del
Prima della nascita della scrittura ebraica


La tradizione ebraica

Sappiamo, poi, che qualsiasi lingua è in costante trasformazione, specialmente se questa lingua all’inizio non è ancorata alla scrittura. Una tradizione orale subisce molte sollecitazioni culturali, storiche e ambientali che, col passare del tempo, possono dare ad un’espressione colorazioni che si discostano dal suo significato iniziale. Basta che un termine con un significato preciso assuma a poco a poco una sfumatura diversa perché diventi sinonimo di un altro termine che ha un significato simile. Parole come ‘femmina’, ‘donna’ o ‘moglie’ possono con il passare dei secoli esser state usate, inavvertitamente, in modo improprio ed aver creato una sì grande confusione da travisare il senso del testo. È quello che probabilmente è accaduto quando questi termini diversi, ma simili, vennero usati come sinonimi determinando la sovrapposizione delle due distinte identità femminili: Eva e la Donna. Lo vediamo ad esempio al versetto
Genesi 3:20
L'uomo chiamò sua moglie Eva, perché è stata la madre di tutti i viventi.
Il testo yahwista

Oltre alla difficile decodificazione del testo in geroglifici, la scrittura yahwista al tempo della sua invenzione era ancora molto rudimentale e di difficile comprensione. Era composta da segni monosillabici corrispondenti alla radice dei vocaboli, segni che potevano essere al tempo stesso sostantivi, aggettivi o verbi. Questa scrittura era priva di vocali, di articoli, preposizioni, di punteggiatura e di spazi tra le parole. Una frase poteva quindi essere interpretata in molte maniere ed assumere anche una decina di significati. Doveva essere decodificata come ‘un rebus’. Perciò, anche con lo scritto yahwista, la lettura e l’interpretazione del testo dovevano essere affiancate dalla tradizione orale che integrasse il testo e sopperisse a questa difficoltà. Questo compito era ancora affidato alla classe sacerdotale e agli scribi. Dobbiamo anche tener conto che l’antica lingua ebraica era una lingua molto vivace perché si compiaceva di usare allegorie, metafore, giochi di parole, espressioni idiomatiche, simboli, immagini infantili che celavano però concetti profondi. Vedi ad esempio ‘il serpente’. Il linguaggio ebraico era quello di un popolo intelligente che sapeva giocare con le espressioni e lasciare spazio all’intuizione. È quindi limitativo e fuorviante fare esegesi biblica letterale su una parola se il suo significato è allegorico o su una frase se questa è una metafora.
Inoltre, una tradizione orale specializzata nel leggere ed interpretare dei Sacri Testi così vaghi, lo si può ben intuire, è una scienza che può diventare molto fragile: basta una smagliatura nella comprensione di un vocabolo, come abbiamo visto, che immediatamente si crea il caos. Così un errore d’interpretazione, avallato da un linguaggio non univoco, può produrre una valanga di errori ed è quello che probabilmente è accaduto. Perché, in verità, è sulla distinzione e precisazione di quei tre termini (donna, femmina, moglie) che verte il nocciolo della rivelazione data a don Guido che ha lo scopo di bandire ogni equivoco sul ruolo delle due principali identità femminili del testo yahwista, Eva e la Donna, equivoco che, trascinatosi fino ai giorni nostri, ha impedito una visione più realistica del problema delle origini dell’Uomo. È naturale che quando una cosa non viene capita, finisca per essere travisata, tralasciata e dimenticata. Perciò possiamo supporre che ci siano anche dei vuoti nel testo che ci è pervenuto. Ne è un esempio la mancanza di una spiegazione della distinzione fra i ‘Figli di Dio’ e i ‘figli degli uomini’ (
Genesi 6:2-4
2 avvenne che i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e presero per mogli quelle che si scelsero fra tutte. 3 Il SIGNORE disse: «Lo Spirito mio non contenderà per sempre con l'uomo poiché, nel suo traviamento, egli non è che carne; i suoi giorni dureranno quindi centoventi anni».
4 In quel tempo c'erano sulla terra i giganti, e ci furono anche in seguito, quando i figli di Dio si unirono alle figlie degli uomini, ed ebbero da loro dei figli. Questi sono gli uomini potenti che, fin dai tempi antichi, sono stati famosi.
Interventi del passato sul testo yahwista della Genesi mosaica

Vediamo allora quale probabile percorso hanno fatto nei secoli gli scritti di Mosè già tradotti in ebraico. Alcuni biblisti del XX secolo, applicando al Pentateuco (che comprende 5 Libri: Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio) nuovi criteri di analisi che prendono in esame le diversità di espressioni, di stile e di sensibilità, di ambientazione storica dei vari brani, se non addirittura dei vari versetti, sono giunti alla conclusione che il Pentateuco sia opera di differenti autori, o scuole di autori, che si sono succeduti nel tempo intrecciando i loro scritti fra loro. Secondo costoro gli Autori più importanti sarebbero almeno quattro: l’Autore yahwista, l’Autore eloista, l’Autore deuteronomista e l’Autore sacerdotale. Tuttavia, questi biblisti non tengono conto però che, come dicono la dottrina ebraica e la tradizione cristiana, l’intero Pentateuco è opera di Mosè.
Pur essendo arrivati a delle conclusioni discutibili, essi hanno il merito di aver messo in evidenza le diversità di stile e l’epoca in cui quei cosiddetti Autori vi avrebbero fatto i loro interventi.
E poiché le differenze di stile sono evidenti, sono giunta alla conclusione che esse non siano opera di vari autori, ma siano dovute a successivi rimaneggiamenti nel corso dei secoli, rimaneggiamenti mirati ad aggiornare il testo a sempre nuove esigenze culturali e linguistiche. Questi ‘revisori’ avrebbero operato come operano dei restauratori che facessero scomparire l’originale, lasciando tuttavia trasparire talvolta, involontariamente, la traccia del loro intervento. Questo spiegherebbe come mai vi siano nei primi capitoli della Genesi due narrazioni della creazione e due racconti del diluvio. Ciò accredita l’ipotesi che tutti e quattro quei cosiddetti ‘Autori’, ai quali i moderni esegeti attribuiscono il Pentateuco, non siano altro che ‘interventi’ massicci di riscrittura, effettuati a macchia di leopardo da alcuni sacerdoti e scribi in periodi distinti. In particolare per la Genesi, si sono evidenziate alcune parti del testo originale detto yahwista, e altre che sarebbero state rifatte quattro secoli più tardi, durante e dopo la cattività babilonese, con lo scopo di aggiornarle e renderle più vicine alla comprensione del popolo. Non si fatica a vedere in esse un’influenza della cultura babilonese. Perciò, tenendo per buona la distinzione fra stili proposta da Wellhausen, sostituirò il termine ‘Autori’ con il termine ‘interventi’e li chiamerò semplicemente:
- a) l’‘intervento’ yahvista, che in realtà sarebbe la decodificazione del testo originale in geroglifici che risale al tempo dei Re intorno al 950 a.C. Viene detto così perché in questo intervento si usa il termine Yahwè (Yhaweh o Yhwh) per indicare l’unico Dio;
- b) l’‘intervento’ elohista, venuto circa un secolo dopo, che introduce il termine Elohim riferito alla Divinità;
- c) l’‘intervento’ deuteronomista, venuto un altro secolo dopo, così chiamato ai tempi nostri perché a lui si rifanno la maggior parte dei capitoli del Deuteronomio; e infine
- d) l’‘intervento’ sacerdotale, indicato con la lettera S o con la lettera P, che sono le iniziali di ‘Sacerdote’ e di ‘Priestercodex’, termine coniato da Wellhausen che in tedesco significa ‘codice dei preti’, ovvero ‘codice dei sacerdoti’. Questo intervento è stato fatto dopo la deportazione a Babilonia intorno al 550 a.C.
- a) l’intervento yahwista, che si rifà direttamente al testo di Mosè con gli apposti interventi mirati di re Salomone, che ha uno stile più sciolto, più vivace, più colorito, a cui si attribuiscono i racconti della creazione dell’Uomo e della Donna, del peccato originale, del fratricidio di Caino, della distinzione fra i Figli di Dio e degli uomini, dei giganti, e, più oltre, del diluvio, della torre di Babele, ecc., e che è il più vicino al testo originale mosaico; e
- b) l’intervento sacerdotale, posteriore, come abbiamo visto, a quello yahvista di circa quattro secoli, che presenta uno stile più monotono, più schematico, più razionale e che lascia trapelare una certa influenza della cultura e della filosofia babilonese. Agli autori di questo intervento si attribuiscono la creazione del cosmo e della Terra, le genealogie, e più oltre una seconda versione del diluvio.

Poi, fra il 250 a.C. e il 130 a.C., il Pentateuco, assieme agli altri Libri che formano la Bibbia, venne tradotto in greco nella cosiddetta ‘Versione dei Settanta’. Promotore di questa iniziativa fu il re d’Egitto Tolomeo Filadelfo che, desideroso di avere nella già rinomata Biblioteca di Alessandria una copia della “Legge mosaica”, fece venire da Gerusalemme 72 Ebrei esperti della Bibbia per compiere questa traduzione.
Successivamente, nel IV sec. d.C. e dopo le prime invasioni barbariche, il frate dalmata San Girolamo compì dal greco e dall’ebraico la traduzione in latino, detta Vulgata, cioè in lingua latina non classica ma parlata, facendosi aiutare nell’interpretazione del testo ebraico dalla tradizione orale ancora vitale solo nei monasteri minori dell’impero non distrutti dai barbari. Sulla base delle versioni greca e latina, la Bibbia venne infine tradotta nelle lingue odierne.
Solo più avanti, già in avanzata epoca cristiana, all’incirca nel V secolo dopo Cristo, la scrittura ebraica, fatta di sole consonanti, si arricchì e si trasformò in scrittura fonetica, ossia in una scrittura che fa corrispondere un segno ad ogni suono. Fu dunque all’inizio dell’epoca medioevale che il testo ebraico della Bibbia fu rielaborato e trascritto nella scrittura ebraica odierna con l’aggiunta delle vocali e delle spaziature fra le parole. Questa nuova versione venne chiamata ‘testo masoretico’. Il risultato di questo immane lavoro è quello che attualmente viene letto e studiato nelle scuole di teologia ebraiche e cristiane.
Più o meno nello stesso periodo anche la tradizione orale di ‘Bereshit Rabbà’, che aveva accompagnato oralmente per più di due millenni i Testi Sacri mosaici, venne anch’essa messa per iscritto. Quindi solo nel quinto secolo dopo Cristo questa raccolta di tradizioni trovò la sua forma attuale.
Conclusione


Va fatto notare che la rivelazione data a don Guido è assai meno distante dalla Genesi mosaica di quanto possa sembrare perché i cardini fondamentali di entrambe, come l’intervento diretto di Dio in ogni atto creativo, la perfezione dell’Uomo originario e la sua arrogante disobbedienza, disobbedienza che ha alterato l’equilibrio della creazione, sono perfettamente rispettati. Quelle che sembrano a prima vista delle novità inconciliabili trovano la loro spiegazione nell’odierna comprensione delle metafore del testo mosaico e delle manipolazioni compiute dai sacerdoti e dagli scribi fin dal tempo dello scritto yahwista.
Se da un lato la Bibbia ci parla della creazione, ma non ci dice ‘come’ avvenne questa creazione, e dall’altro la Scienza moderna non è stata ancora in grado di capire ‘come’ Dio abbia creato, questa rivelazione arriva quanto mai opportuna. Essa infatti è di un’importanza immensa sia per la Scienza, specie per la genetica, sia per la Teologia.
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