Creazione o evoluzione?
L’origine dell’uomo, uno dei problemi più affascinanti e coinvolgenti di questi ultimi secoli, è stato al centro di aspre polemiche fra uomini di Fede e di Scienza. Vediamo insieme tutte le teorie creazioniste ed evoluzioniste che si sono susseguite dalla teoria di Darwin fino ad oggi.La prima ipotesi sull’ibridazione
Nel ‘700 un grande filosofo e scienziato naturalista francese, George Louis Leclerc conte di Buffon (1707-1788), nominato nel 1739 intendente del Gabinetto del re di Francia Luigi XV, titolo paragonabile oggi a un ipotetico ministro delle scienze per le ricerche botaniche, pubblica l’opera “L’Histoire Naturelle Générale et Particulière” in 44 volumi, editi in più di una ventina d’anni, in cui ribadisce fermamente la stabile definizione di ogni specie. In particolare sostiene la tesi della creazione dell’Uomo perfetto, corrotto successivamente a causa di un probabile peccato di ibridazione con una specie inferiore. Visto il periodo in cui vive, viene erroneamente scambiato per un illuminista anziché per un uomo illuminato. Don Guido, al termine delle rivelazioni, pensa che anche Leclerc abbia avuto qualche esperienza mistica simile alla sua, ma che egli non abbia osato parlarne per timore di veder vanificata la sua opera scientifica.Un secolo più tardi, nel 1859, Darwin pubblica la sua più grande opera “L’origine delle specie” in cui afferma che
l’uomo deriva dalla scimmiaO meglio, l'uomo e le scimmie hanno un antenato in comune.
. Lo scalpore negli ambienti cristiani è grande perché questa affermazione contraddice la Bibbia.
La reazione della Chiesa

Nel 1860 viene indetta a Colonia una Conferenza Episcopale, chiamata ‘Concilio di Colonia’. Sette Vescovi si riuniscono per discutere su questo argomento della massima importanza per la Fede. La posizione dei Vescovi si divide. Alcuni difendono la Bibbia nella sua integralità perché sostengono che la Parola di Dio è infallibile; altri, i più, pur accettandola come Parola di Dio, pensano che la Bibbia vada letta con senso critico ritenendo che essa non debba avere necessariamente i requisiti di libro scientifico o storico, ma che tratti principalmente i rapporti di Dio con il Suo popolo.
Un secolo dopo, nel 1960, a Nimega in Olanda, alcuni teologi e Vescovi si riuniscono nuovamente per chiarire e decidere una posizione comune sullo stesso tema. Nel 1967, viene promulgato un documento, ‘Il Catechismo Olandese’, approvato quasi all’unanimità dai Vescovi olandesi, in cui sostanzialmente si accoglie l’ipotesi evoluzionista. Questa pubblicazione segna una grave ferita nella Chiesa Cattolica.
Nel frattempo la Chiesa aveva introdotto come chiave di lettura della Bibbia ‘i generi letterari’ spiegando che molti episodi, specie quelli dei primi capitoli della Genesi, non hanno una valenza scientifica o storica, ma riflettono concetti e fatti, spesso allegorici, che possono essere catalogati in ‘miti’, ‘leggende’, ‘saghe’, ecc. Vengono tuttavia ribaditi alcuni principi irrinunciabili per la Fede come:
- a) la creazione dal nulla quale opera di Dio,
- b) la monogenesi della specie umana,
- c) l’esistenza dell’immortalità dell’anima e
- d) la presenza di un peccato di origine, peccato misterioso di disobbedienza e di ribellione a Dio, che ha compromesso tutto il genere umano.
L’evoluzionismo biologico

Cosa accade in campo scientifico? Darwin apre la strada all’evoluzionismo che si sviluppa principalmente nel Nord America. Secondo questa teoria il caso determina delle mutazioni dei geni e dei cromosomi le quali gradualmente trasformano i caratteri delle specie favorendo gli individui più idonei a superare la selezione naturale. Le specie non sono più definite, ma in continua evoluzione.
Gli evoluzionisti si illusero d’aver trovato la formula della creazione focalizzando la loro attenzione soprattutto sui reperti archeologici dell’uomo, che presentano un possibile quadro di progressiva evoluzione passando da forme ancestrali a forme sempre più evolute fino a quelle dei giorni nostri. Essi non potevano però sapere che il fenomeno evolutivo riguardante l’uomo era un caso a sé stante: ciò che appariva ai loro occhi non era un’evoluzione, bensì un lento recupero a seguito di un precedente decadimento avvenuto per un problema di ibridazione della specie. Essi perciò estesero erroneamente le loro deduzioni alle altre specie e ne costruirono artificiosamente una teoria.
È chiaro che se fosse stato ‘il caso’ e non Dio a determinare il sorgere di nuove specie, il ruolo di Dio-Creatore sarebbe risultato inutile. Perciò la teoria evoluzionista porta all’ateismo e pone la Scienza contro la Fede.
Di fronte alle affermazioni evoluzioniste, uno scudo di protesta si è alzato dai creazionisti di credo cristiano-evangelico. Sempre negli Stati del Nord America, gruppi di studiosi di alcune università canadesi e statunitensi si impegnarono per smentire la fondatezza scientifica dell’evoluzionismo e, applicando metodi statistici rigorosamente matematici e una seria osservazione di tutte le altre specie, dimostrarono l’infondatezza della teoria evoluzionista. Ad essi diede ragione la scoperta del DNA che, possedendo un particolare sistema di difesa dei caratteri originari di ciascuna specie, elimina automaticamente ogni significativa variazione che entri casualmente nel patrimonio genetico.
I creazionisti, tuttavia, mostrarono i loro limiti nella interpretazione rigorosamente letterale della Bibbia per cui i frutti del loro lavoro vennero vanificati da critiche altrettanto mordaci e giustificate che vennero rivolte loro.
Purtroppo oggi la cultura di massa si è ovunque uniformata alla tesi evoluzionista nella misura in cui l’umanità si è andata adeguando ad una mentalità laicista. Ciò non toglie che l’evoluzionismo sia uno dei più grandi abbagli della storia scientifica moderna. Mentre in America gli studiosi si andavano accapigliando su posizioni diametralmente opposte e inconciliabili, in Europa si è andato delineando un filone di pensiero intermedio, il cosiddetto ‘teismo evoluzionista’. Questa teoria, sviluppatasi essenzialmente in ambienti cattolici, cerca di ripristinare il ruolo di Dio come Creatore pur ammettendo in qualche modo l’evoluzione delle specie. Questa strada più moderata ha visto distinguersi correnti diverse alle quali accenno brevemente.
- a) Pierre Teilhard de Chardin (1881-1955) propone la cosiddetta ‘evoluzione guidata’, espressione puramente teorica perché non scende nel concreto. Essa si rifà in sostanza alla tesi evoluzionista in cui Dio ha solo una funzione di guida, come dice la stessa espressione. Questa teoria ha trovato in passato grandi consensi nell’ambiente ecclesiastico.
- b) Una seconda teoria è quella assunta dall’Ateneo Bolognese. Alla Facoltà di Antropologia di questa Università l’ex prof. Fiorenzo Facchini ipotizzò che Dio diede un ‘input iniziale’ alla Sua creazione perché fosse in grado di evolversi indipendentemente ed autonomamente e, quando l’uomo raggiunse una adeguata evoluzione, Dio gli infuse il Suo Spirito. Dal punto di vista scientifico e teologico, anche questa teoria presenta dei limiti: all’attenzione costante di Dio e a tutti i Suoi interventi creatori si sostituisce un automatismo che conduce la natura ad evolversi spontaneamente dove l’ambiente e la selezione operano in un loro ruolo autonomo. L’intervento di Dio sulla realtà psicofisica dell’uomo si esaurisce dunque nell’atto creativo iniziale. In pratica Lo si estromette da ogni intervento successivo. Che cos’è questo se non un compromesso fra teologia ed evoluzionismo?
- c) Il nuovo ‘Catechismo della Chiesa Cattolica’ (1992), scrive che l’Uomo, maschio e femmina, fu creato da Dio e fa un riferimento implicito alla monogenesi. Dice che l’uomo fu creato a immagine e somiglianza di Dio, ma omette di dire che il primo Uomo fu creato nella sua massima perfezione. I tre requisiti, perfezione, immagine e somiglianza di Dio, non sono equivalenti. Un batterio è stato creato perfetto, un coniglio, o un orso, o un pollo sono stati creati perfetti, ma non sono stati creati né ad immagine, né a somiglianza di Dio. Invece, l’Uomo è stato creato sia perfetto, che ad immagine e somiglianza di Dio. Al contrario l’uomo di Neanderthal non era né perfetto, né ad immagine e somiglianza di Dio, mentre l’uomo odierno, pur non essendo perfetto, ha riconquistato parzialmente l’immagine di Dio e, nei casi più favorevoli, anche la Sua somiglianza. Dice tuttavia che fu creato buono, in totale armonia con il Suo Creatore e con la natura. Riguardo al peccato originale, dice che questo fu un peccato di disobbedienza e di mancanza di fiducia in Dio pretendendo l’Uomo di diventare come Dio e che, a seguito di tale peccato, venne spezzata l’armonia con Dio e la Sua creazione. Infine Genesi Biblica afferma che questo peccato è stato trasmesso a tutta l’umanità ‘per propagazione’, espressione vaga che tuttavia non esclude di per sé la via genetica. Si direbbe che il C.C.C. (Catechismo della Chiesa Cattolica) non intenda di proposito prendere alcuna posizione definitiva sull’entità di questa misteriosa caduta, lasciando aperta la porta ad un’eventuale luce dal Cielo e permettendo in seguito alla Scienza di pronunciarsi in modo più convincente. Infatti, con i pressanti interrogativi dell’uomo moderno su questi temi vitali, le sue spiegazioni risultano giuste, ma insufficienti. D’altro canto è comprensibile che la Chiesa non potesse pronunciarsi con asserzioni più definite, visto che doveva testimoniare la Genesi mosaica, decisamente antievoluzionista, e che una grande incertezza permane proprio nella Scienza odierna.
- d) Altra posizione, che si avvicina a quella creazionista, è quella data da alcuni docenti della Facoltà di Medicina. Già si entra in campo scientifico e si dà a Dio il ruolo di Diretto Operatore e si scende nella concretezza quando si afferma che Dio interviene sulle cellule germinative durante il concepimento del primo e del secondo esemplare di ogni nuova specie, compresa quella umana. Però la visione di questa scuola predilige la tesi della ‘modificazione’ di ciò che già esiste. Questa teoria assume i caratteri dell’‘innovazione’ piuttosto che della ‘creazione’. Il suo Autore è il più vicino alla realtà, ma interpreta troppo liberamente il processo creativo. Non si capisce perché il ruolo di Dio debba limitarsi a ‘modificare’ ciò che già esiste quando per Dio-Creatore non ci sono barriere al ‘creare’ ciò che Egli desidera mettere in atto. Pare ci sia una inconscia volontà di non considerare la possibilità che Dio operi creando, cioè facendo dal nulla. Forse per uno scienziato questa espressione suona come un’ingenuità.

Creare con il solo Pensiero Volitivo è quanto è espresso nella Genesi mosaica. È quello che Dio ha sempre fatto da quando decise di porre in essere il creato stesso e poi la vita. Creare, come diceva il Catechismo di Pio X, significa ‘fare dal nulla tutte le cose’. Questo è lo spirito di tutta la creazione nei primi capitoli della Genesi mosaica e di quella rivelata a don Guido.
Creare è uno dei requisiti fondamentali di Dio. Perché ora si vuole metterGli dei limiti? Non è forse questa una sorta di contestazione dovuta al nostro diffuso pensiero laicista? Parlare di ‘modificare’ oppure di ‘creare dal nulla’ quando il risultato è lo stesso sembra un particolare poco importante, una quisquilia insignificante e puramente accademica, ma non è così. Dio non trasforma, Dio crea!
Dalla cultura diffusa su tutto il pianeta abbiamo appreso alcuni principi della chimica e della fisica che hanno sottilmente minato il concetto di ‘creazione dal nulla’. L’enunciato di Lavoisier che dice che “nulla si crea e nulla si distrugge” oppure quello di Einstein dove l’energia è riconducibile alla materia e viceversa, hanno convinto l’opinione pubblica che tutto subisce solamente una trasformazione. A nessuno è venuto in mente che queste e tutte le altre leggi della natura riguardano unicamente ‘ciò che è già stato creato’ e non valgono per la creazione stessa, mentre Dio continua a creare galassie ed universi nuovi. Rimaniamo in umiltà di fronte al nostro Creatore!
Come facciamo allora ad essere tanto sicuri che Dio sia intervenuto direttamente ‘creando’ e non trasformando i cromosomi che diedero origine al primo Uomo e alla prima Donna? Semplicemente ponendo l’attenzione su ciò che il Signore ha fatto vedere a don Guido e che troviamo descritto nella terza parte della grande visione. Gli mostrò in forma allegorica, riguardo al concepimento della prima Donna, come per la creazione della sua prima cellula, sia stato calato dall’alto un punto piccolissimo e luminoso (il gamete femminile creato in quell’attimo da Dio) per andarsi a unire a ciò che già esisteva: il gamete maschile reso disponibile dall’Uomo. Dio avrebbe potuto creare simultaneamente entrambi i gameti anche per il concepimento della Donna come aveva fatto per l’Uomo, ma non lo fece perché l’Uomo doveva essere padre della Donna e, gerarchicamente, il Capostipite di tutto il genere umano.
Questo particolare, di grandissima importanza teologica e scientifica, dimostra che Dio non trasformò un gamete già esistente appartenente ad un individuo di una specie precedente, ma lo creò dal nulla e lo pose nel posto adatto. Per analogia, possiamo dedurre che per creare la prima cellula dell’Uomo compì lo stesso procedimento, solo che, invece di creare un gamete soltanto, li creò entrambi. E, sempre per analogia, possiamo estendere questa modalità alla creazione di qualunque altra specie, in cui Dio creò prima il primo esemplare (con la creazione di entrambi i gameti), poi l’altro (con la creazione di un solo gamete poiché il secondo gamete era già presente essendo naturalmente prodotto dal primo esemplare), così che i primi due individui della specie desiderata ne divenissero i progenitori.
L’evoluzionismo e la rivelazione di don Guido

Eccettuato l’intervento creatore divino, la rivelazione ricevuta da don Guido condivide le tappe dello sviluppo della vita in genere, che parte dagli stadi più semplici fino a giungere a quelli più complessi ed evoluti, così come viene proposta dagli evoluzionisti, ma supera i loro limiti riguardo alla modalità della creazione delle specie, e alla datazione della comparsa dell’Uomo. Infatti, questa rivelazione, oltre a ribadire che l’Uomo venne creato con il massimo grado di perfezione e non già in via di evoluzione, afferma che la sua comparsa avvenne come conclusione all’epoca della creazione dei grandi mammiferi, ossia in un tempo di gran lunga antecedente a quello supposto. Fu l’ibridazione della specie pura a sviare le conclusioni delle osservazioni sui reperti archeologici, i quali non chiarivano se appartenessero a esemplari provenienti dalla parabola discendente in via di regressione o a quella ascendente in via di ‘ricostruzione’, cammino quest’ultimo che venne scambiato dagli antropologi per evoluzione.
Quello che inoltre in questa rivelazione si contrappone nettamente all’evoluzionismo è che la Forza Motrice che fece apparire le infinite nuove specie non va ricercata nel caso, ma nella Volontà Creatrice di Dio stesso.
La vera Scienza, comunque, si sta già avviando da qualche anno ad una critica severa dell’evoluzionismo fondamentalista, o neoevoluzionismo, e sta mettendo sotto accusa attraverso la matematica e il calcolo delle probabilità quei principi di casualità che hanno fatto la fortuna di quella teoria e che hanno tolto tanto terreno alla fede in Dio Creatore.
Il fatto che in natura appaiano tante specie simili non smentisce questa rivelazione a favore della tesi evoluzionista, perché Dio operò infiniti interventi creativi. Come spiegare allora i cambiamenti di molte specie dovuti all’ambiente? Gli adattamenti dovuti all’ambiente sono sempre, e solo, compresi nell’ambito delle variabili già previste nella specie stessa al momento della sua creazione. Mai comunque questi adattamenti possono trasformare una specie in un’altra. La modifica resta sempre un semplice adeguamento all’ambiente entro i limiti previsti in quella specie.

Ciò che piuttosto si evidenzia nella rivelazione è che l’ibridazione della specie si è verificata a causa del
peccato originaleIl peccato di Adamo che provocò la caduta di tutta l'umanità.
, o meglio, è il peccato originale stesso. Il problema dell’ibridazione può sollevare una reazione in coloro che credono che tutti gli ibridi siano sterili, ma nella realtà non tutti lo sono. Tra specie geneticamente vicine può accadere che nasca una prole ibrida e molto spesso questa ha un alto grado di sterilità, vedi ad esempio il mulo, ma talvolta, assai raramente, non è sterile, compreso il mulo. Nel caso della specie umana ibrida, il salto cromosomico fra le due specie pure fu consentito dalla presenza della femmina ancestreFemmina della specie antecedente all'uomo.
che funse da ‘ponte’, in quanto dotata eccezionalmente di 47 cromosomi. Per cui una discendenza umana ibrida divenne non solo possibile, ma reale. Poi, con lo scorrere delle generazioni, gli individui con 46 cromosomi si affermarono rispetto a quelli con 47 cromosomi perché dotati di maggior aspettativa di vita.
In natura esiste un caso singolare che potrebbe considerarsi un esempio di popolazione con individui dotati di un diverso numero di cromosomi, esempio che dimostra che questa situazione non è di per sé impossibile. Esiste a tutt’oggi un tipo di Lemuride, il ‘Lemur fulvus fulvus’, che presenta una popolazione mista, in cui vivono in perfetta interdipendenza individui, tutti vitali e fertili, con un diverso numero di cromosomi e, cosa più importante, questi individui sono interfertili: come probabilmente è accaduto agli esordi della specie umana, dove la comunità riscontrava individui con 46, 47 e 48 cromosomi. Dunque se
EvaLa femmina preumana.
ha trasmesso a CainoIl primo ibrido.
, che era uomo con 46 cromosomi come il padre, l’aspetto di un ancestre, potrebbe aver trasmesso ai figli di Caino altri caratteri recessivi ancestrali. Ne è esempio il pelo di Caino: Eva, pur non essendo pelosa, diede alla luce Caino peloso come la nonna materna. Allo stesso modo Eva poteva trasmettere ai figli di Caino il proprio numero di cromosomi (47), oppure quello della sua vecchia madre brizzolata (48). Così anche Caino, pur avendo 46 cromosomi, poteva trasmettere il suo proprio numero di cromosomi (46), o il numero di quelli della madre Eva (47) o della nonna (48). Perciò, teoricamente, una popolazione ibrida mista era possibile. E mentre gli incroci fra individui con 46 e 48 cromosomi erano infecondi, quelli con 46 e 47, o quelli con 47 e 48 erano fecondi. Dopo di che, con il passare delle generazioni, gli individui con 47 cromosomi andarono diminuendo per l’alto indice di instabilità del 47° cromosoma, per cui i due gruppi, quello con 48 cromosomi e quello con 46, andarono separandosi e differenziandosi.
Conclusione
Con il progresso nelle conoscenze scientifiche diventa importante offrire una ricostruzione più realistica sull’origine dell’uomo. Tuttavia, nessuna teoria creazionista ed evoluzionista è stata capace di spiegare in modo esaustivo l’origine dell’uomo. Dal fondamentalismo creazionista fino al progressismo teo-evoluzionista, concretamente non si offre una spiegazione sulla comparsa del primo zigote umano. Quanto Dio rivela a don Guido, ossia la creazione mediata, non conferma né il creazionismo puro né l’evoluzionismo biologico, ma supera entrambi in modo stupefacente.Quanto il cielo sovrasta la terra, tanto le mie vie sovrastano le vostre vie, i miei pensieri sovrastano i vostri pensieri. ~ Isaia 55, 9
Non è facile la ricostruzione della genesi dell’uomo, perché possono essere ipotizzati sia intervento di Dio nella fase evolutiva, e sia la creazione di specie analoga a quella esistente da ritenere intera opera divina. È un tema questo che solo Dio potrà illuminare nella soluzione. Gli atei, proprio su questo tema fondano il convincimento della inesistenza di Dio. La natura può migliorare modificare la struttura somatica degli animali, ma non può certamente dotare con il decorso del tempo evolutivo l’esistenza di esistenza spirituale
C’è una filogenesi per le specie animali, come dice la Genesi che si moltipicicarono “secondo la loro specie”, il resto non è evoluzione, ma un faticoso recupero dell’uomo durarto milioni e milioni di anni. Con l’ibridazione le varie “razze” umane perdono i loro connotati come specie a sé stanti, perché sono solo ibridi che potevano presentarsi in qualsiasi momemto in base ai caratteri tra Figli di Dio e Ancestri che si mescolavano di continuo. Faccio un esempio: il cosiddetto “Uomo di Neanderthal” sappiamo che si diffuse tra i 200 000 e i 40 000 anni fa, ma in realtà, come tutti gli ibridi, potrebbe essere comparso già a pochi secoli o millenni da Adamo. Si cerca di dare una filogesi all’uomo, ma con l’ibridazione tale operazione è quasi del tutto campata in aria. Si può solo capire quali “tipologie di ibridi” erano più diffuse negli ultimi millenni e quali invece “scomparse”.